Niccolò Machiavelli
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La Vita

 

Niccolò Machiavelli nasce nel 1469 a Firenze da una famiglia borghese e piuttosto benestante; per questo gli viene impartita un'educazione umanistica e laica.

Durante il governo di Savonarola, Machiavelli inizia ad aspirare un posto di prestigio come segretario del Comune di Firenze; ma, essendo un oppositore del frate domenicano, egli riesce ad ottenere la carica tanto ambita solo dopo la caduta di tale governo.

Machiavelli mantiene la sua carica per ben quattordici anni, approfittando della preziosa esperienza diretta della realtà politica del tempo, di cui presto diventerà un attento studioso. Durante questo periodo, poi, gli vengono affidate numerose missioni diplomatiche; particolarmente in Francia, uno stato moderno che Machiavelli ammirava, e nel Ducato di Urbino, che era stato appena conquistato dal celebre Cesare Borgia, figlio illegittimo del papa Alessandro VI. Politico audace e spregiudicato, Cesare Borgia verrà preso da Machiavelli addirittura come esempio nel "Principe"; tuttavia deluderà tali aspettative quando, alla morte del padre, verrà privato di tutti i suoi poteri dal papa successore, Giulio II, accanito nemico della famiglia dei Borgia.

Tra il 1494 ed il 1504, Machiavelli si dedicò alla redazione del "Decennale primo", una sorta di cronaca delle vicende italiane a lui contemporanee. Sul piano militare, poi, egli comincia a sviluppare la teoria secondo cui sarebbe da preferire un esercito alle dirette dipendenze dello stato, evitando le mutevoli e spesso sleali milizie mercenarie.

Nel 1516, Francia e Repubblica di Firenze vengono sconfitti dalla Lega Santa durante la battaglia di Ravenna. Di conseguenza i Medici tornano a Firenze e Machiavelli viene licenziato dal suo incarico di segretario ed accusato di congiura contro la casata medicea, torturato e tenuto in prigione per quindici giorni. A seguito di questa terribile esperienza, Machiavelli si ritira in un periodo di esilio forzato nella sua casa di campagna all'Albergaccio, durante il quale si dedica alla stesure Delle sue due opere più celebri: il "Principe" e la "Mandragola".

Non sopportando la lontananza da dalla vita politica, Machiavelli cerca di riconquistare la fiducia dei Medici, riuscendo in fine a farsi notare da Giulio de'Medici, che gli procura incarichi diplomatici e militari.

Nel 1527 i Medici vengono di nuovo cacciati da Firenze. A questo punto Machiavelli spera di riottenere il suo antico incarico alla segreteria del Comune, ma viene guardato con sospetto per il suo riavvicinamento ai Medici. Amaramente deluso da questo aspro rifiuto, Machiavelli muore poco tempo dopo.

 

Il "Pricipe"

 

Il "Principe" è l'opera più celebre scritta da Niccolò Machiavelli.

Nel Medio Evo esistevano già diversi trattati che tracciavano il modello del principe e le virtù che egli doveva possedere. L'autore si riallaccia a questa tradizione; ma aggiunge un'importante modifica ideologica: per machiavelli un principe non può essere sempre virtuoso. Deve saper essere crudele, buono o mentitore a seconde delle esigenze dello stato.

Il "Pricipe" è composto da ventisei capitoli piuttosto brevi, ognuno trattante un argomento esplicitato all'inizio del capitolo stesso attraverso una frase introduttiva scritta sempre in latino.

Gli argomenti trattati capitolo per capitolo sono:

I TIPI DI PRINCIPATO (Capitoli 1/7)

                       - ereditari

                       - nuovi ----->  misti (aggiunti all'eredità del principe)

                                  ----->  nuovi del tutto -----> conquistati con virtù e armi proprie

                                                                  -----> conquistati grazie alla fortuna o ad armi altrui 

COLORO CHE GIUNGONO AL PRINCIPATO ATTRAVERSO SCELLERATEZZE (Capitolo 8)       

                       - distinzione tra -----> crudeltà bene usata -----> solo per assoluta necessità

                                                -----> crudeltà male usata -----> per esclusivo vantaggio del tiranno

IL PRINCIPATO CIVILE (Capitolo 9)

                       - coloro che ricevono il potere dai cittadini stessi

COME MISURARE LA FORZA DEI PRINCIPATI (Capitolo 10)

I PRINCIPATI ECCLESIASTICI (Capitolo 11)

                       - potere detenuto da un'autorità religiosa

LE MILIZIE (Capitoli 12/14)

                       - evitare l'esercito mercenario che combatte solo per denaro

                       - preferire un esercito composto dagli stessi cittadini che combattono per difendere i propri averi

I COMPORTAMENTI DEL PRINCIPE (Capitoli 15/23)

                       - poiché gli uomini sono per natura malvagi, anche il principe deve imparare ad esserlo per vincere e

                         mantenere lo stato 

PERCHè I PRINCIPI ITALIANI HANNO PERSO I LORO STATI (Capitolo 24)                     

                       - la causa è l'ignavia dei principi che non hanno saputo prevedere la tempesta nei tempi di pace

VIRTù E FORTUNA (Capitolo 25)

                       - capacità del principe di porre rimedio agli imprevisti del caso

ESORTAZIONE FINALE (Capitolo 26)

                       - esortazione ad un principe energico che sappia porsi a capo dell'Italia e liberarla dagli stranieri.