Iulio e Simonetta
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ANGELO POLIZIANO

Iulio e Simonetta

Parafrasi riassuntiva

Il giovane e bellissimo Iulio si è recato nel bosco per trascorrere la sua giornata, come per abitudine, tra la caccia e le armi; disprezzando l’amore e coloro che ne restano vittime.

Per questo motivo Cupido decide di punirlo: aspetta il momento più buono e con la semplice aria compone l’immagine di una bellissima cerva.

Iulio, vedendo lo splendido animale, non riesce a resistere e corre subito all’inseguimento.

Dopo una lunga ma vana corsa, quando il destriero guidato dal giovane comincia a mostrarsi chiaramente affannato, la cerva sembra rallentare fino a sparire proprio davanti ai suoi occhi.

È a questo punto che Cupido riesce a mettere in opera il suo piano: agli occhi di Iulio, infatti, appare la magnifica visione di una donna bellissima, simile ad una ninfa, che siede tranquilla al centro di una radura.

Subito Cupido, nascosto dentro agli occhi della bella fanciulla, lancia uno dei suoi dardi al giovane Iulio che viene investito improvvisamente dal “gran foco” d’amore.

Egli non azzarda proferire parola e rimane nascosto ad ammirare l’incredibile bellezza della fanciulla.

Commento contenutistico

Il brano analizzato è tratto dalle “Stanze per la giostra” di Angelo Poliziano, poemetto idilliaco di stampo mitologico in cui l’autore opera una trasfigurazione della realtà in chiave mitica ed ideale. Egli celebra, in questa sua opera a carattere encomiastico, la figura di Giuliano de’ Medici; tuttavia i personaggi, ma anche i fatti, che Poliziano narra, non sono riportati in modo realistico, bensì in chiave mitologica.

Le “Stanze per la giostra” fu concepito nel 1475 per celebrare la vittoria di Giuliano in una giostra; ma il poemetto non accenna neppure al motivo delle armi, che è del tutto estraneo alla sensibilità del Poliziano, bensì canta il trionfo di Amore sulla violenza della guerra.

L'opera si sviluppa lungo la storia di Iulio, un uomo dedito solo alla caccia e contrario all'amore. Cupido decide allora di colpirlo con una delle sue frecce facendolo innamorare di Simonetta, una bellissima fanciulla che incontra un giorno nel bosco.

In Iulio si propone l’immagine del perfetto cavaliere-cortigiano, che basa la sua cultura su un equilibrato connubio tra l’educazione del corpo e quella dello spirito. La prima parte del brano è tutta concentrata sull’attività della cacci, ma più avanti, dalle colte parole di lode che Iulio pronuncerà di fronte a Simonetta, diventa evidente come la sua preparazione di cavaliere non si basi solo sull’esercizio fisico, ma anche su quello intellettuale-umanistico.

L’apparizione di Simonetta nel bosco, invece, richiama molto agli ideali femminili di Dante; tuttavia

se le donne stilnovistiche erano di origine paradisiaca in senso cristiano, in Poliziano l’idea del paradiso si mantiene, però viene privata dell’elemento religioso. All’apparizione evanescente di Simonetta, infatti, pare “s’aprissi un paradiso” (50, 4); ma si tratta decisamente di un paradiso laico, molto lontano da quello dantesco.

Costruzioni intellettuali e tormenti mistici tipici dell’epoca precedente vengono quindi sostituiti dai concetti platonici che esaltano e spiritualizzano la bellezza, da un lato, e da quelli naturalistici dell’amore (presenti già in Boccaccio) come sentimento primordiale a cui non si può resistere, che dev’essere colto nel momento del suo fiorire.

Per questo motivo si può dire che Iulio è un po’ un Petrarca senza pentimento, che esalta cioè la donna come ideale di bellezza senza però pensare né preoccuparsi di mettere in questo modo la figura di Dio in secondo piano.

Iulio e Simonetta, tuttavia, pur essendo le figure dominanti che dovrebbero dare il tono al poemetto, vengono ritratte solamente in certi loro aspetti esteriori e particolari rimanendo prive di intimità. Stupendamente poetica è però la cornice in cui sono inquadrate, l'atmosfera in cui esse si muovono e vivono. Quella di Poliziano non è dunque un'arte dai sensi sottili e complicati o dalle profonde intuizioni psicologiche, ma un'arte di ispirazione prevalentemente pittorica.

La natura di questo autore, infatti, è diversa da quella del Petrarca, dove ha un significato psicologico, o da quella di Dante, che ha invece un significato allegorico.

Qui la natura fa da sfondo e permette ai personaggi di definirsi, entrambi immersi in un' armonia pura: canti d' uccelli, sussurrio di foglie, fiori variopinti, cioè un intreccio stupendo di elementi visivi, auditivi ed olfattivi, ma sopra di essi regna l' immagine della donna che con la sua bellezza riesce a conferire anche al locus amoenus un' aura di sovrannaturale. Tutto è bello perché la donna anima ed abbellisce la natura.

Tramite i motivi fondamentali del locus amoenus, in conclusione, il poeta intona un vero e proprio inno e glorifica, contemporaneamente, gli ideali di giovinezza e bellezza.

Commento stilistico

Per quanto riguarda il lessico, quella usata da Poliziano in questo poemetto è una lingua letteraria e aulica e il discorso risulta inoltre intessuto di reminiscenze e citazioni di parole, clausole, immagini tratte dai classici latini e greci (vedi il dio Cupido).

La sintassi si presenta agli occhi del lettore moderno piuttosto complessa e ricca di subordinate, ma soprattutto di inversioni all’interno del periodo, tipiche del linguaggio poetico in genere.

La “Stanza della giostra” è composta da strofe contenenti ognuna otto versi endecasillabi che, in misura, corrispondono equilibratamente con la lunghezza delle proposizioni.

Lo schema metrico presente è ABABAB CC e le figure retoriche utilizzate sono:

- ALLITTERAZIONE: “del foder trasse fuor la fida spada” (35, 2)

                             “e già tutto el destrier sente affannato” (37, 4)

                             “ristringe al corridor la briglia e lo raffrena sovra alla verdura” (38, 3-4)

- ANAFORA: “invan” ripetuto ai versi 36, 1-2

                  “candida” ripetuto al verso 43, 1

                  “occhi” ripetuto al verso 41, 6

- ENUMERAZIONE: “le braccia fra sé loda e ‘l viso e ‘l crino, e ‘n lei discerne un non so che 

                             divino” (42, 7-8) = polisindeto e climax ascendente.

- INVERSIONE: “Ma poi che ‘nvan dal braccio el dardo scosse” (35, 1) = anastrofe

                       “di celeste letizia il volto ha pieno” (44, 5) = anastrofe

- SIMILITUDINE: strofa 39 = similitudine tra Iulio che cade nella trappola di Cupido ed una 

                                          tigre ingannata dal cacciatore

                         strofa 36 = similitudine tra il mitico Tantalo e Iulio, che non riesce a 

                                          raggiungere la cerva nel momento che più la desidera

- METAFORA: “Fòlgoron gli occhi” (44, 1)

- METONIMIA: “luci amorose” (44, 4) = si riferisce agli occhi di Simonetta

- OSSIMORO: “umilmente superba” (43, 4)

- IPERBOLE: “ghiacciato sudor” (41, 4)

- LITOTE: “pur mai non la prende” (36, 4)