ANGELO
POLIZIANO
I'
mi trovai, fanciulle, un bel mattino
Parafrasi
Il
poeta, ponendo come narratrice una fanciulla, immagina un dialogo tra questa e
le sue amiche. La giovane racconta di essersi trovata in un mattino di metà
maggio in un bellissimo giardino, in cui la circondavano, fra l’erba, fiori di
tutti i tipi: violette, gigli e fiori novelli.
Per
questo motivo ella si china a coglierli: vi adorna i suoi biondi capelli
leggiadri e li incorona con una ghirlanda.
Quando
poi la fanciulla ha riempito di fiori un lembo della veste, ella vede le rose e
non di un solo colore: la giovane corre allora per riempirsi tutto il grembo,
poiché il loro odore è così soave che si sente destare il cuore di dolce
voglia e di un piacere divino.
In
quel momento la fanciulla pensa che non avrebbe mai potuto spiegare ad altri
quanto siano belle: alcune ancora nella piena fioritura, altre un po’
appassite ed altre in bocciolo.
In
quel momento Amore suggerisce alla fanciulla di cogliere le meglio fiorite poiché
quando la rosa fa fiorire ogni suo petalo, quando è più bella e più gradita,
allora è buona da mettere in ghirlande prima che la sua bellezza sia fuggita.
In
conclusione, la fanciulla spiega alle sue compagne le parole di Amore,
incoraggiandole a cogliere la bella rosa del giardino quando è più fiorita.
Commento
contenutistico
Il
brano analizzato è “I’ mi trovai, fanciulle, un bel mattino”, una ballata
composta da Angelo Ambrogini, detto il Poliziano, esponente dell’Umanesimo che
nacque a Montepulciano nel 1454. Visse un’infanzia triste e misera a causa
della morte del padre ucciso per vendetta, e fu affidato a parenti che abitavano
a Firenze.
Dimostrò subito una buona disposizione letteraria, che affinò con gli studi di
filologia e degli autori classici latini e greci e che gli consentirono di
diventare il più grande poeta umanista in volgare.
In
questa ballata una fanciulla esprime ciò che ha provato una mattina di maggio,
mentre si trovava in un giardino. Le immagini utilizzate dall’autore sono un
esempio dell'ideale di bellezza perfetta a cui miravano gli Umanisti.
Il
componimento, chiaramente allegorico, descrive una visione di Amore che invita a
godere la giovinezza poiché troppo fugace; un invito espresso con straordinaria
freschezza e purezza, anche per la meravigliosa cornice dell’ambiente
naturale: il verde giardino fiorito dove è sempre primavera. Il verde degli
alberi, il colore dei fiori, il cielo azzurro fanno infatti da scenario al
racconto della fanciulla.
L'esortazione
del poeta, celata nell'io narrante femminile che si rivolge con grazia e
spontaneità alle compagne, è quello di cogliere la rosa soave quando è al
massimo del suo splendore, prima che la sua bellezza sia irrimediabilmente
fuggita.
In
particolare, le prime due strofe descrivono la fanciulla che racconta alle
amiche le sensazioni vissute nel giardino fiorito di primavera. La terza strofa
ha carattere riflessivo ed esprime simbolicamente le gioie della vita e
dell'amore che la fanciulla vuole cogliere. L'ultima strofa contiene l'invito
che ella rivolge alle compagne, lo stesso che ha avuto da Amore: cogliere la
rosa (che simboleggia la bellezza) nel momento di maggiore splendore, perché la
giovinezza è breve e destinata a sfiorire.
Per
quanto riguarda l’ambientazione, la descrizione poetica dello spazio presenta
le caratteristiche del luogo ameno (il locus amoenus dei poeti classici), in cui
gli elementi della natura (verde giardino, violette, gigli, fior' novell
azzurri, gialli, candidi e vermigli... rose, e non pur d'un colore) accolgono
l'uomo e lo invitano a godere i piaceri della vita. Questa concezione
edonistica, cioè di un puro e innocente abbandono ai piaceri, si vela di
malinconia, perché il tempo è fugace e le cose belle sono fuggevoli; di qui
l'invito del poeta a godere di esse prima che si dissolvano.
Commento
stilistico
La
forma metrica della lirica è la ballata popolare, dal ritmo musicale e
armonioso. Il lessico è comune e la sintassi è semplice con una equilibrata
corrispondenza tra le proposizioni e la misura del verso. Nell'ultima strofa la
scansione del ritmo dapprima rallentato dall'anafora (Quando la rosa... quando
è più bella..., quando è più gradita) è poi accelerato dalla parola-chiave
cogliàn troncata dall'accento tonico sull'ultima sillaba.
La
ballata è di quattro strofe, ciascuna di sei endecasillabi. I due versi
iniziali formano la "ripresa" e si ripetono identici dopo ogni strofa.
Lo schema metrico presente è: AA BCB CCA.