Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono
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FRANCESCO PETRARCA

Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono

Parafrasi

Il poeta si rivolge a i lettori del Canzoniere chiedendo loro di ascoltare il suono di quei sospiri con i quali alimentava il cuore nei primi anni giovanili, quand’era un uomo diverso.

Nella seconda quartina il poeta invoca la pietà dei lettori, che conoscono il significato dell’amore e possono compatirlo.

Poi si accorge di essere stato preso in giro da tutte le persone che lo conoscevano e si vergogna di questo suo errore: il suo continuo vaneggiare, pentendosi e riconoscendo che ciò che piace ai mortali è di breve durata.

Commento contenutistico

Il sonetto è posto come proemio all’interno del libro e fu probabilmente realizzato nel 1347.

Il primo verso, che ne costituisce anche il titolo, contiene un’apostrofe al lettore, in tal modo il poeta si mette in relazione direttamente con lui.

Nei versi successivi non è casuale il riferimento al passato, questa è una componente autobiografica del poeta; infatti egli si riferisce al suo problema esistenziale: il non riuscire a trovare una conciliazione tra il suo coinvolgimento per Laura e la sua fede in Dio.

Questo suo dilemma è presente in quasi tutte le sue opere ed ha costituito il motivo più grave della sua crisi.

È proprio per questo che al terzo verso del componimento parla del suo primo giovanile errore; infatti si riferisce proprio all’amore che nutre nei confronti di Laura, passione che considerava impura.

Nella seconda quartina del sonetto, il poeta esprime la sua speranza che qualche lettore leggendo la sua poesia lo possa comprendere per aver provato la sua stessa sofferenza.

L’autore dice di essere stato deriso da tutte le persone che lo conoscevano e che si vergogna di questo avendo capito che il suo è stato un grave errore, egli afferma che il suo “vaneggiar” e così lo scrivere in maniera insensata trova causa nel sapere che ciò che piace ai mortali è di breve durata: “che quanto piace al mondo è breve sogno”.

Le due tematiche toccate dal sonetto sono quelle relative alla richiesta di comprensione presso il pubblico del Canzoniere per il vario stile in cui il poeta rievoca la sua esperienza esistenziale accanto a Laura e il ripiegamento pessimistico sulle memorie del “giovanile errore”.

Vergogna e pentimento sono le note dominanti di un animo che guarda con occhio diverso all’età adolescenziale. Riflessione e meditazione si alternano dunque all’effusione di sentimenti vari e contraddittori, che vengono ridimensionati nell’età matura.

L’impianto strutturale del sonetto mostra programmaticamente come al variare degli stati d’animo del poeta corrisponda uno stile etico diseguale che lo porta prima a distanziarsi razionalmente poi a rivivere intensamente una passione vissuta nella giovinezza.

Commento stilistico

Il sonetto poggia su un’architettura sintattica rigorosa, vi è una netta ripartizione tra quartine e terzine.

La struttura sintattica sembra così riprodurre il tortuoso percorso interiore.

L’aggettivazione mette in risalto un tema dominante nel sonetto: la vanità delle cose mondane e la debolezza di chi le segue. Tuttavia gli aggettivi sono pochi e molto sobri ed hanno in sé una connotazione negativa.

Nel sonetto vi è anche l’opposizione dei tempi verbali che mette in evidenza il confronto tra la vita passata e la vita presente. Il passato è il tempo dell’errore, il presente è quello della presa di coscienza e del pentimento.

Tra le figure retoriche vi sono: nella seconda quartina una costruzione a chiasmo

piango e ragiono

le vane speranze e’l van dolore

ed una serie di allitterazioni che arricchiscono la fluidità del sonetto.

Infine, per quanto riguarda le rime, vi sono nelle quartine rime vocali, cioè con sillaba aperta; nelle terzine invece con sillaba chiusa.