Dei sepolcri
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UGO FOSCOLO

Dei sepolcri (vv.1/61)

Parafrasi

Il sonno della morte è forse meno profondo se la tomba si trova all’ombra dei cipressi ed è confortata dal pianto dei cari rimasti in vita? Quando per il poeta il sole non feconderà più la terra, generando questa bella famiglia di esseri vegetali ed animali, e quando le lusinghiere ore future non danzeranno più di fronte a lui, e non udrà più dal suo dolce amico Pindemonte i versi regolati da una mesta armonia, e non parleranno più al suo cuore la poesia e l’amore, unico stimolo di vita spirituale alla mia vita di esule, come potrà allora una pietra tombale compensarlo dei giorni che non vivrà? Persino la speranza abbandona le tombe e la dimenticanza avvolge ogni cosa nelle sue tenebre, e la forza della natura sempre all’opera le trasforma con un continuo travaglio, ed il tempo muta e rende irriconoscibili l’uomo, le tombe, i resti mortali dell’uomo ed i vari aspetti della terra e del cielo.

Ma perché l’uomo, prima che sia il momento di morire, dovrà privarsi dell’illusione che lo trattiene al di qua della soglia della morte? Non vive egli anche sottoterra, quando gli sarà impedito il mondo dei vivi, se può suscitare l’illusione che sia ancora vivo nella mente dei suoi cari? Questa corrispondenza affettiva tra i morti ed i vivi è una dote divina negli umani, e spesso grazie a questa si vive con l’amico estinto ed egli vive con noi; a patto che la terra, che appena nato lo accolse e lo nutrì, offrendogli l’ultimo rifugio nel suo grembo materno, renda sacri i suoi resti, preservandoli dall’azione distruttrice delle tempeste e dal piede profanatore del popolo; ed a patto che una pietra tombale conservi il suo nome ed un albero amico, profumato di fiori, consoli le ceneri con la sua ombra.

Solo chi non lascia tra i vivi nessuno che lo ami non ricava nessun conforto dal pensiero di avere una tomba; e se cerca di immaginare ciò che sarà di lui dopo la morte vede la sua anima errare tra i lamenti dei dannati nell’inferno. oppure rifugiarsi sotto le ali del perdono di Dio; ma lascia i suoi resti alle ortiche di una terra deserta, dove non viene a pregare nessuna donna innamorata; né il passante solitario può sentire il sospiro che la natura ci manda dalla tomba.

Nonostante questo alto significato delle tombe, oggi una nuova legge impone di seppellire i morti in cimiteri comuni fuori delle città e sottrae ad essi la possibilità di avere una lapide con il loro nome. Parini, sacerdote di Talia, giace senza tomba. Egli, cantando in nome di Talia, coltivò un alloro con costante amore nella sua povera casa e le appendeva corone in segno di devozione; ed in cambio la Musa gli ispirava l’ironia con cui egli colpiva i nobili lombardi ed oziosi a cui stavano a cuore solo le loro proprietà.

Commento contenutistico

Il brano analizzato è uno stralcio tratto dal carme in endecasillabi sciolti “Dei sepolcri” scritto da Ugo Foscolo in seguito ad una discussione avuta con il suo amico Pindemonte sull’utilità di una degna sepoltura. Questo problema era molto sentito ai tempi della stesura dell’opera; Foscolo, infatti, non si riferisce solamente all’editto di Saint-Claude, con cui venivano regolamentate le iscrizioni sulle lapidi, ma anche ad altre disposizioni analoghe, adottate dal governo illuminato austriaco, per far fronte alle numerose morti in seguito ad una terribile epidemia di peste, che aveva portato all’utilizzo delle fosse comuni come metodo più rapido per sbarazzarsi dei corpi infetti.

Nella sua discussione con Pindemonte, Foscolo aveva negato l’importanza delle tombe, al contrario dell’amico che, da un punto di vista cristiano, sosteneva invece il valore di una sepoltura individuale. Nei “Sepolcri”, però, Foscolo va oltre la sua concezione nichilistica di morte come annullamento totale e sostiene l’importanza della tomba come un mezzo che garantisce almeno l’illusione di una sopravvivenza dopo la morte; ma anche e soprattutto un mezzo che consente di unire il mondo dei vivi con quello dei morti: il sepolcro, infatti, è in grado di conservare il ricordo del defunto presso i vivi e si fa centro di quella “corrispondenza di amorosi sensi” che lega il defunto ai propri cari.

Il carme si apre con una serie di domande retoriche che servono principalmente ad attrarre il lettore e ad invogliarlo alla lettura. In questa parte iniziale Foscolo esprime tutto l’opposto di ciò che poi dirà nel resto del carme: egli si chiede infatti che differenza possa fare al defunto giacere in una tomba curata o in una fossa comune, quando in nessun modo la sua morte può essere evitata.

Dal verso 23 però il punto di vista cambia e Foscolo comincia a scrivere ciò che pensa veramente: perché privare l’uomo dell’illusione della sopravvivenza dopo la morte che lo sostiene durante tutta la vita? Non vive infatti egli nella memoria dei cari anche dopo la morte?

Questa capacità che solo gli esseri umani hanno di mantenere una corrispondenza affettiva con i propri morti è, secondo Foscolo, divina, poiché dà agli uomini una forma di immortalità che li accomuna agli dei. Affinché ci sia questa “corrispondenza di amorosi sensi”, però sono necessarie alcune condizioni: innanzitutto la terra che appena nato lo accolse e lo nutrì, ovvero la patria, deve offrirgli l’ultimo rifugio nel suo grembo materno pure dopo la morte. Anche per questo Foscolo era tanto afflitto dal pensiero di essere sepolto in terra straniera, lontano dai suoi cari; come aveva espresso nel sonetto “In morte del fratello Giovanni”. La tomba, poi, deve essere preservata dall’azione distruttrice delle intemperie e non deve essere calpestata dal piede profanatore del popolo. Infine è necessario che una pietra tombale conservi il nome del defunto, e quindi il suo ricordo, e che un albero amico consoli con i suoi fiori profumati e con la sua ombra le sue meste ceneri.

Solo gli uomini aridi e malvagi, secondo Foscolo, non possono trovare consolazione nel pensiero di una degna sepoltura perché sanno già che nessuno li compiangerà mai e che quindi sono destinati a vagare per sempre soli nelle regioni infernali. Se anche questi riuscissero a conquistare il perdono di Dio, i loro resti sarebbero dimenticati in una terra deserta dove nessuno verrebbe a compiangerli.

Nei versi successivi, infine, Foscolo ricorda l’amico compianto Parini, anch’egli condannato alla sepoltura in fossa comune. L’autore è indignato dal fatto che i resti di un poeta come Parini, che abbia passato tutta la vita ad “appendere corone” in segno di devozione alla musa Talia, protettrice della commedia, debbano essere destinati a dissolversi e a perdersi per sempre, privando i cari della consolazione di una tomba attraverso cui onorare il defunto.

Commento stilistico

Foscolo definisce “Dei Sepolcri”, un carme,  cioè un genere di poesia impegnato e solenne. Carme deriva dal latino carmen che significa “verso, poesia” e indica, in particolare, alcuni componimenti poetici di forma classica volti a lodare un fatto, una persona o una consuetudine.

Questa prima parte del carme può essere divisa in due: nel primo blocco risulta più ampia la parte interrogativa, che ha una funzione distruttiva, negando via via tutti gli aspetti positivi della vita (bellezza della natura, poesia, amore); nel secondo blocco, invece, è più ampia la parte affermativa, in cui Foscolo ricostruisce tutti i valori positivi in cui crede (“la corrispondenza d’amorosi sensi”).

Il carme è scritto in terza persona ed è prevalente il discorso indiretto libero per cui Foscolo esprime essenzialmente il suo pensiero e la sua visione del mondo.

Per quanto riguarda il linguaggio, Foscolo utilizza termini aulici, spesso di origine latina; il poeta seleziona quindi un lessico raffinato e sostantivi di raro uso nella lingua parlata.

Infine l’uso frequente degli enjambements serve a rafforzare il senso consistenza espressiva di tutta l’opera; ma allo stesso tempo la rendono meno chiara alla lettura.

 

 

UGO FOSCOLO

Dei sepolcri (vv.62/86)

Parafrasi

Foscolo si rivolge alla musa Talia della poesia satirica e le chiede dove sia finita. Egli non riesce più a sentire il suo profumo, segno della sua presenza divina, spirare fra le piante dove il poeta siede e dove egli desidera da lontano la sua città natale. Negli anni passati Talia veniva e sorrideva a Parini che sedeva sotto quel tiglio, il quale ora con foglie dimesse freme perché non copre la tomba del poeta al quale dava calma e ombra. Forse Talia sta cercando il luogo, vagando qua e là tra i cimiteri plebei, dove riposa la sacra spoglia del suo Parini? La città, lasciva e adoratrice di falsi cantanti, non pose né cipressi, né lapide e né un’epigrafe; e forse il ladro, che pagò le sue colpe sul patibolo, gli insanguina le ossa col capo mozzato. Mentre è alla ricerca del suo poeta, Talia sente la cagna affamata raspare fra le macerie e gli sterpi mentre gira sulle fosse e ulula famelica; e vede uscire l’upupa dal teschio, dove fuggiva alla luna, e vede l’immonda lamentarsi con il suo orribile verso contro le pie stelle che mandano luce alle dimenticate sepolture.

Commento contenutistico

Il brano analizzato è tratto dal carme “Dei sepolcri”, scritto da Foscolo come protesta contro l’editto di Saint-Claude ed altre misure prese dal governo austriaco che non permettevano più di seppellire i propri cari all’interno delle città e che prevedeva, in casi di epidemie, la sepoltura nelle fosse comuni per sbarazzarsi dei corpi infetti.

In questo stralcio, Foscolo parla in prima persona e si rivolge alla musa Talia, protettrice della commedia e della poesia satirica. Il poeta, infatti, dedica questi versi al suo amico defunto Giuseppe Parini, grande poeta satirico che con la sua opera principale, “Il Giorno”, aveva criticato i nobili lombardi, oziosi e corrotti, a cui stavano a cuore solo il loro possedimenti terrieri. Foscolo dipinge quindi questa immagine malinconica del mesto spirito di Talia che vaga invano per i cimiteri plebei alla ricerca del corpo del suo più caro poeta. La musa, infatti, non ha più trovato Parini seduto come sempre sotto l’albero di tiglio dove usava fermarsi a scrivere, e l’albero stesso è rimasto indignato e freme dalla rabbia di non poter coprire con le sue foglie la tomba del poeta a cui aveva dato in vita calma ed ombra.

Questa muta protesta portata avanti dall’albero di tiglio viene ripresa duramente qualche verso più avanti, ma questa volta proviene direttamente dall’animo infuocato del Foscolo: egli accusa infatti la città di non essersi degnata di porre né una lapide, né un’epigrafe ad indicare il corpo defunto di un cotanto poeta; anzi, probabilmente il suo corpo sarà stato profanato dal sangue di un vile ladro, giustiziato sul patibolo e sepolto insieme a lui in una orribile fossa comune.

Il brano si conclude con una descrizione molto macabra che riprende il gusto preromantico della poesia cimiteriale inglese: Foscolo dipinge una scena agghiacciante ed immagina una cagna affamata scavare nella notte con le sue zampe tra i resti di cadaveri alla ricerca di qualcosa da mangiare; mentre un’upupa, un uccello tipicamente notturno, sbuca fuori da un teschio dissotterrato e svolazza tra le croci sparse per la “funerea campagna”, accompagnando il suo volo con un lugubre verso, con cui sembra rimproverare le stelle perché illuminano con il loro raggio pietoso le sepolture dimenticate.

Commento stilistico

Foscolo definisce “Dei Sepolcri”, un carme,  cioè un genere di poesia impegnato e solenne. Carme deriva dal latino carmen che significa “verso, poesia” e indica, in particolare, alcuni componimenti poetici di forma classica volti a lodare un fatto, una persona o una consuetudine.

Per quanto riguarda il linguaggio, Foscolo utilizza termini aulici, spesso di origine latina; il poeta seleziona quindi un lessico raffinato e sostantivi di raro uso nella lingua parlata.

A partire dal verso 78, risulta dominante l’influsso della poesia cimiteriale inglese; il poeta fa uso di suoni prima aspri e poi cupi ed i versi presentano una musicalità quasi lugubre. Il livello del significante (i suoni delle parole) si concilia infatti benissimo con il livello del significato (le immagini veicolate dalle parole) e, anzi, lo sottolinea e lo esalta.

Quanto alle figure retoriche, sono presenti numerosi inversioni che rendono la lettura ancora più complessa (es:“già di calma era cortese e d’ombre” v.69); ma soprattutto sono presenti numerosissime allitterazioni tra cui spiccano quella al v.67, “con dimesse frondi va fremendo”; la consonanza della /r/ al v.78, “Senti raspar fra le macerie e i bronchi”; e la consonanza della /l/ ai vv.85-86, “le stelle alle obblïate sepolture”.

 

 

UGO FOSCOLO

Dei sepolcri (vv.86/295)

Parafrasi e riassunto

(86/90)

Foscolo continua a rivolgersi alla Musa Talia, protettrice della poesia satirica. Ella invoca invano dalla notte arida delle rugiade sulla tomba del Parini. Purtroppo, infatti, sui morti non cresce un fiore, se non è alimentato da preghiere umane e da pianti amorosi. 

Commento:

Foscolo continua la sua protesta contro l’editto di Saint-Claude affermando la necessità di una lapide che ricordi il defunto e sulla quale si possano concentrare le preghiere e le lacrime dei propri cari.

(91/150)

TOMBE à metro per misurare il grado di civiltà di una società

           à hanno segnato il passaggio dell’uomo dalla ferocia dell’età primitiva al rispetto 

               reciproco delle età civili à ASPETTO ILLUMINISTICO

QUATTRO ESEMPI DELLA FUNZIONE CIVILE DELLE TOMBE

·         MEDIO EVO à esempio negativo nel passato

            à condannata come età di barbarie à ASPETTO ILLUMINISTICO

            à Foscolo ne denuncia: à mancanza d’igiene (lezzo dei cadaveri che 

                                                   contaminano i fedeli nelle chiese)

                                               à superstizione (terrore dei fantasmi)

                                               à visione della vita tetra e macabra ossessionata dal

                                                   terrore della morte

·         CIVILTA’ CLASSICA à esempio positivo nel passato à CULTO DELL’ETA’ CLASSICA

           à visione serena della morte à testimoniata dallo scenario sereno e luminoso 

                                                          che circondava le sepolture

                                                     à è prova di un altissimo livello di civiltà

·         INGHILTERRA à esempio positivo nel presente

           à giardini dei cimiteri  à  segno di pietà e affetto  à  esempio di società

               suburbani inglesi          verso i propri defunti          fondata su virtù civili e 

                                                                                    amor di patria                                                                       

·         ITALIA NAPOLEONICAà esempio negativo à mancanza di à spirito eroico

                                     nel presente                              à valori civili

           à le tombe si riducono a à inutile sfoggio di lusso       

                                            à lugubri immagini di morte

MORTE DEL POETA: à rifugio di pace da una sorte avversa

                             à funzione civile à Foscolo si propone    

                                                          come esempio di: à generosità

                                                                               à sentimenti appassionati

                                                                                    à attività intellettuale libera

(151/158)

Le tombe dei grandi uomini spingono il forte animo a compiere nobili imprese, o Pindemonte; ed esse fanno la terra che le accoglie, bella e santa, come è vista dal forestiero. Quando io vidi la tomba dove riposa Niccolò Machiavelli, il quale, rafforzando il potere dei principi, nello stesso tempo ha svelato alle genti di quante lacrime e di sangue esso è pieno;[…]

Commento:

Foscolo passa ora ad analizzare l’importanza che hanno le tombe dei grandi uomini del passato: esse infatti oltre a rendere bella e santa la terra che le accoglie, sono anche in grado di stimolare i visitatori a compiere grandi azioni. A questo proposito il poeta inizia un lungo elenco delle tombe presenti all’interno della chiesa di Santa Croce a Firenze, tra le quali cita quella del celebre scrittore Niccolò Machiavelli.

(158/212)

TOMBA à valore civile à messaggio che travalica lo scorrere del tempo

ESEMPI DI TOMBE DEGLI UOMINI GRANDI à stimolano gli animi generosi à possono stimolare             

(Foscolo descrive in particolare la sua            a compiere grandi azioni       gli italiani al riscatto

 visita alle tombe di Santa Croce)              à rendono sacra la terra che le accoglie

ALFIERI à Parini = poeta civile (critica i costumi della sua società)

            à Alfieri = poeta politico e profetico (profetizza un futuro riscatto politico dell’Italia)

(213/234)

Foscolo si rivolge di nuovo all’amico Ippolito Pindemonte e lo invidia poiché egli quando era giovane aveva potuto girare per il mare. Se il timoniere della nave lo portò oltre le isole Egèe, certamente avrà sentito parlare nelle spiagge dell’Ellesponto di antichi fatti e avrà sentito il risuonare delle onde uguale a quando le onde riportarono le armi di Achille sopra la tomba di Aiace nel promontorio Reteo: la morte è giusta dispensatrice di glorie per i generosi; né il senno astuto, né il favore di re serbò a Ulisse le armi pesanti, perché le onde agitate dagli Dei infernali le hanno ritolte alla nave raminga di Ulisse.
Le Muse, animatrici del mortale pensiero umano, chiamino Foscolo, che i tempi fanno andare fuggitivo di popolo in popolo, ad evocare gli eroi greci omerici. Esse siedono custodi delle tombe e quando il tempo passa con le sue fredde ali e distrugge ogni cosa fino nelle sue più lontane rovine, esse fanno i deserti lieti e il loro canto e l’armonia della poesia vince il silenzio di mille secoli.

Commento:

Riprendendo un fatto epico, Foscolo sostiene la sua tesi secondo cui la morte distribuisce equamente la gloria agli animi generosi. La tomba infatti, conservando il ricordo dell’uomo, garantisce il riconoscimento dei meriti ed il trionfo della giustizia, anche se la grandezza non gli era stata riconosciuta in vita. Le tombe, però, non sono immuni allo scorrere del tempo e ad i suoi innumerevoli mutamenti. Per questo le Muse, con la loro poesia, si fanno custodi dei sepolcri dei grandi, ricordandoli nei secoli avvenire e nelle menti delle generazioni future.

(235/295)

POESIA à la poesia raccoglie l’eredità della tomba nel perpetuare la memoria

            à esempio: Troia è stata distrutta dal passare del tempo che tutto trasforma, ma un  

                              poeta, Omero, ha tramandato con la sua poesia il ricordo di quella civiltà 

                              scomparsa.

OMERO à nella sua poesia si tramanda la tradizione di un popolo

           à canta non solo gli eroi greci vincitori;  à la poesia deve à stimolare all’azione eroica

               ma anche i Troiani sconfitti                                          attraverso l’emulazione

                                                                                               à destare compassione e 

                                                                                                   solidarietà per le sventure 

                                                                                              e le sofferenze (anche 

                                                                                               questa è una funzione civile)

(Conclusione in prosa)

Foscolo spiega come egli si sia ispirato nella stesura dell’opera alla poesia greca per quanto riguarda lo stile; mentre ha spesso fatto riferimenti al passato (“le tradizioni antiche”) alludendo però “alle cose contemporanee”. Il poeta si riferisce senza dubbio all’editto di Saint-Claude che aveva previsto la sepoltura fuori città in fosse comuni, privando i defunti della possibilità di avere una lapide con il proprio nome.  

Commento stilistico                                                                   
“Dei Sepolcri” è un carme costituito da 295 endecasillabi sciolti, cioè senza rima. Esso è scritto in terza persona; è prevalente il discorso indiretto libero per cui Foscolo esprime essenzialmente il suo pensiero e la sua visione del mondo. Si tratta inoltre di una narrazione digressiva, nella quale Foscolo, narratore onnisciente, giudica i fatti e rende evidente la propria presenza con interventi e giudizi.
Le figure retoriche sono parte essenziale della bellezza dei “Sepolcri”. Esse sono moltissime ma soprattutto ricorrono l’uso sistematico delle inversioni come l’iperbato (“ove non sia d’umane lodi onorato e d’amoroso pianto” vv.89-90) o l’anastrofe (“Felice te che il regno ampio de’ venti, Ippolito, a’ tuoi verdi anni correvi” vv.213-214), l’introduzione di parole di origine latina (regi=plurale di re), la selezione raffinata del lessico, usi inediti o rari di sostantivi (piloto=timoniere, indarno=invano), metafore sublimi (“rugiade” sta per le lacrime dei cari sulla tomba del defunto, “verdi anni” si intende la giovinezza”, “poppa raminga” si riferisce alla nave di Ulisse che vagava durante il ritorno in patria), personificazioni ardue (“a’ generosi giusta di glorie dispensiera è morte” vv.220-221, “il tempo con le sue fredde ali” v.231).

I frequenti enjambements, infine, rafforzano il senso di difficoltà e di densità espressiva.

Il tono utilizzato da Foscolo è alto e solenne, impetuoso e talora visionario e si ricollega, come il poeta stesso afferma, alla poesia greca.
Il linguaggio poetico “Dei sepolcri”, infine, è un linguaggio costituito e costruito con la più alta ricercatezza formale della tradizione della letteratura italiana.