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GIOVAN
BATISTA MARINO Onde
dorate Parafrasi
I
capelli sono come onde dorate, che una navicella d'avorio sta solcando; una mano
bianca come l'avorio la conduce attraverso quelle preziose e disordinate ciocche
di capelli. Mentre
la navicella crea dei solchi attraverso i capelli, l'Amore raccoglie l'oro di
quelli spezzati, per formare catene per coloro i quali non sono abbagliati dalla
sua bellezza. Il
cuore del poeta muore alla vista di questo mare dorato, che mostra il suo biondo
tesoro. Il
naufragio in cui l'autore sta morendo è prezioso, perché durante la sua
tempesta lo scoglio è di diamante e il golfo d'oro. Commento
contenutistico
Il
sonetto "Onde dorate" è stato composto da Giovan Battista Marino, il
più influente autore del periodo barocco. Il componimento analizzato è
contenuto nella "Lira", una raccolta di poesie i cui temi spaziano da
quelli amorosi ed encomiastici a quelli sacri. L'intero
sonetto si basa sull'accostamento di due situazioni diverse: l'azione di
pettinarsi e quella della navigazione. Queste due azioni, che possono sembrare
ovvie e prive di particolarità, sono descritte attraverso metafore e immagini
spesso pesanti e insistite; gli autori barocchi, infatti, preferiscono
spesso la prolissità all'aspetto sintetico, basti citare l'”Adone” dello
stesso Marino, che conta ben 40.000 versi. La
principale metafora è quella delle onde dorate che rappresentano i lunghi
capelli ondulati della giovane donna. La piccola nave d'avorio rappresenta il
pettine e il colore della pelle della mano della donna risplende del candore di
questo materiale prezioso. L’oro dei capelli spezzati dal pettine viene
colto da Amore allo scopo di farne catene per rendere schiavi quanti intendono
ribellarsi al suo potere. Attraverso quel mare prezioso, che increspandosi apre
la sua bionda e ricca materia, causa di tempeste amorose, il cuore del poeta,
nella sua navigazione tempestosa,va incontro alla morte. Naufragio ricco e
fortunato quello in cui annega, dal momento che, nella sua tempesta, lo scoglio
è di diamante, e il golfo è d’oro. In
questa poesia si ritrovano moltissime figure retoriche anche appartenenti alla
tradizione classica. Molto insistita è la presenza del suono "ORO" in
molti vocaboli (amor, error, moro, tesor); con queste figure retoriche si
subordina il significato per risaltare il significante, ovvero il colore
predominante in tutta la composizione: l’oro. L'autore
cita molto spesso materiali preziosi, affiancando lo splendore di questi a
quello della donna, la cui bellezza viene sottolineata quasi come quella di un
gioiello. Nella poesia si ha anche la presenza di ossimori (“ricco
naufragio”), grazie al quale il poeta risalta ancora la preziosità e la
bellezza della donna a cui dedica la poesia. Come
tipico nella lirica barocca, il contenuto risulta subordinato alla tecnica:
anche in questo caso, infatti, la situazione che da origine alla poesia sembra
un pretesto per dare sfogo alla propria abilità letteraria. Commento
stilistico
La
poesia analizzata è un tipico sonetto formato da due quartine e due terzine di
versi endecasillabi legati insieme da uno schema rimico di tipo
ABBA-ABBA-CDC-DCD. Il
linguaggio utilizzato è ricercato e piuttosto raffinato, ma risulta comunque
comprensibile anche ad una lettura superficiale. Le
figure retoriche presenti sono le seguenti: -
ALLITTERAZIONE: “Per l’aureo
mar, che increspando
apria” (v.9)
“il procelloso suo
biondo tesoro” (v.10) -
INVERSIONE: “e mentre i flutti tremolanti e belli con drittissimo solco
dividea” (vv.5-6) =
anastrofe -
METAFORA: “Onde dorate, e l’onde eran capelli” (v.1)
“navicella d’avorio” (v.2) = è il pettine
“una man pur d’avorio” (v.3) = una mano bianca come
l’avorio
“aureo mar” (v.9) -
ANALOGIA: “Ricco naufragio” (v.10)
“di diamante lo scoglio” (v.14)
“’l golfo d’oro” (v.14) |