Evoluzione
della figura femminile: aspetti positivi e negativi
Scaletta
1.
La figura
femminile nel passato
2.
primi movimenti
di emancipazione
3.
Stereotipi
femminili
-
l’influenza della letteratura
4.
La donna e il
lavoro
5.
Conclusione
Svolgimento
Il rapporto tra la figura femminile e la società è da sempre un
interessante argomento.
Nel periodo preistorico la donna era colei che si occupava
dell'alimentazione dei figli e che portava il neonato sempre con sé. Era
considerata dispensatrice di quei saperi ai quali l'uomo non poteva
dedicarsi poiché impegnato in attività quali la caccia e la pesca,
mentre la donna aveva il modo e il tempo di scoprire e trovare nuove
tecniche, ad esempio per conservare più a lungo i cibi e per creare nuovi
utensili da cucina. Non a caso si pensa sia stata proprio la donna ad
inventare l’agricoltura.
In seguito, tuttavia, il ruolo della donna cominciò ad essere
sempre più marginale, visto che l'uomo, non più impegnato in lunghe
battute di caccia, conquistava un posto di rilievo. La famiglia si
trasformava in una struttura di tipo patriarcale dove il comando era
affidato al più anziano del gruppo.
Nell'antica Grecia le donne rivestivano ruoli che conferivano loro
dignità, libertà e una posizione sociale elevata; tuttavia, nei periodi
successivi, si assiste ad una involuzione della condizione femminile che
nasce dalle organizzazioni sociali e dalle leggi della polis che
definivano nette suddivisioni di ruoli.
Nell'antica Sparta avevano una libertà maggiore rispetto alle
donne ateniesi:venivano educate e potevano praticare sport. Ciò dava loro
una relativa autorità sia sui figli, sia sui mariti.
Per quanto riguarda la donna ateniese, invece, l'educazione non
faceva parte del suo misero bagaglio culturale e quindi non veniva mandata
a scuola né istruita in alcun modo.
La donna non aveva voce in capitolo neanche nella fase più
importante della propria vita:il matrimonio.
Nell'antica Roma la condizione femminile visse fasi alterne. Nella
cultura etrusca, la donna curava il proprio corpo, partecipava ai
banchetti con gli uomini, beveva, allevava i propri figli, sapeva leggere
e scrivere e, molto probabilmente, non era sottoposta alla tutela paterna,
né a quella coniugale.
Al contrario la donna romana del periodo più antico era totalmente
subordinata al potere patriarcale. Ancora giovanissima veniva promessa in
sposa ed il matrimonio si perfezionava con il trasferimento della donna
dalla famiglia paterna a quella del marito. Tuttavia una sostanziale
differenza dalle donne greche c'era. Le donne romane non venivano
segregate ed erano infatti considerate un vero e proprio strumento di
trasmissione di cultura e pertanto le più adatte ad educare i figli.
In seguito, nella società medievale, dal momento del matrimonio,
gli unici ruoli che la donna poteva svolgere erano i lavori domestici. Le
donne che non aderivano al pensiero cristiano e non si comportavano in
modo rigorosamente religioso e morale, nel pieno rispetto di tali
principi, potevano essere punite addirittura con la morte.
Una volta presa in moglie, inoltre, la donna perdeva ogni diritto a
favore del marito che poteva picchiarla quando gli disobbediva e lo
contraddiceva e poteva addirittura ucciderla in caso d'adulterio.
Dopo l'anno Mille il ruolo della donna rimase molto marginale. Nel
Trecento, tuttavia, grazie agli influssi dell’età cortese, la donna
divenne, agli occhi delle classi agiate, una creatura eterea che era in
grado di mettere in comunicazione l’anima dell’uomo con Dio stesso.
Questa visione metterà per un momento in luce la figura della
donna come superiore a quella dell’uomo per virtù e peculiarità.
Con il trascorrere dei secoli la posizione della donna all'interno
della società, ha subito dei lenti e progressivi mutamenti. Nella Parigi
del diciassettesimo secolo, ad esempio, alcune nobildonne rivendicavano la
volontà e il diritto di affermarsi nel mondo in virtù di doti
intellettuali e culturali. Poiché tale consuetudine intaccava il
monopolio maschile del sapere, queste donne divennero spesso oggetto di
attacchi ironici e polemici da parte degli ambienti conservatori di corte.
I primi movimenti di emancipazione femminile nacquero solo alla
fine del ‘700 in Francia e in Inghilterra; tuttavia avevano avuto
scarsissimo seguito ed erano stati subito dimenticati.
Alla fine dell'800 le donne erano escluse dappertutto
dall'elettorato attivo e passivo e, in molti paesi tra cui l'Italia, anche
dalla possibilità di accedere a studi universitari e alle professioni.
Quando lavoravano ricevevano un trattamento nettamente inferiore a quello
degli uomini.
Solamente nel primo decennio del Novecento le donne ottennero il
diritto di voto in Norvegia e Finlandia, ed in Gran Bretagna per opera
delle suffragette.
Per quanto riguarda l'Italia, invece, il suffragio universale
femminile fu introdotto solamente nel 1946.
Con la conquista del diritto di voto delle donne, venne utilizzato
il termine “emancipazione” che si riferisce a tutte quelle donne che,
raggiunto un determinato livello d’indipendenza sul piano economico e
sociale, esigono un’assoluta parità di diritti nei confronti
dell’uomo.
In un’epoca moderna come la nostra, sono ancora diffusi molti
stereotipi femminili; ad esempio la tipica figura della casalinga “
tutta casa e famiglia”. Tuttavia noi giovani non diamo ancora molto peso
a questi aspetti forse perché ormai sono diventati un’abitudine o perché
non abbiamo tastato con mano cosa vuol dire la disparità tra i sessi.
È particolare anche considerare che l’influenza del passato
nella letteratura, dove in maggioranza chi scriveva era uno scrittore, ha
portato ad una lingua in cui il neutro è il maschile. Mente per i lavori
umili esiste una denominazione sia maschile che femminile, ad esempio
“contadino” e “contadina”, man mano che il lavoro assume più
prestigio, diventano sempre più rari i casi in cui ha una denominazione
anche femminile (ad esempio: architetto, ingegnere, notaio, presidente,
ecc…).
Proprio
nei posti di lavoro, infatti, si riscontrano le maggiori disparità: agli
uomini sono sempre stati affidati ruoli di rilievo data la loro immagine
che, nei luoghi comuni, trasmette forza e sicurezza.
Fortunatamente, al giorno d’oggi, la figura femminile ha
perso il ruolo che le era stato affibbiato fin dall’antichità: doveva
occuparsi del marito, della casa e dei figli, ma, soprattutto negli ultimi
anni, ha riscoperto le sue doti e la volontà di crearsi una carriera.
Questo percorso non è stato però semplice; basta porre attenzione
alla condizione della donna qualche decennio fa che, ad esempio, poteva
essere licenziata dall’imprenditore qualora decidesse di sposarsi e di
avere dei bambini.
Sicuramente
oggigiorno non è facile per una donna scegliere tra carriera lavorativa o
dedicarsi solamente alla famiglia, ma questa scelta, grazie alle conquiste
sociali, è diventata più facile.
In conclusione, è vero che dopo secoli di progresso la
donna non ha ancora acquistato una vera parità con l'uomo; ma è anche
vero che sono stati fatti enormi passi da gigante tanto da sperare che la
situazione migliori anche ulteriormente.